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Inaugurazione del dipinto di Rita Petti

Il dipinto di Rita Petti
Rita Petti
La pittrice Rita Petti
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di Roberto Rosa
La tradizionale Festa del Maggio al Costone quest’anno ha visto l’inaugurazione dell’opera artistica realizzata dalla pittrice senese Rita Petti, in occasione del centenario di fondazione del Ricreatorio Pio II. Il dipinto, delle dimensioni di m 1,70 per 2,85 di altezza, è stato collocato in una nicchia all’interno del salone del Ricreatorio che all’inizio del secolo scorso ospitava la Palestra Ginnastica Fides. Mons. Giuseppe Acampa, nel suo intervento, ha ringraziato i molti i presenti alla cerimonia e l’autrice del dipinto, la quale si è dichiarata soddisfatta di questa esperienza che ancora una volta le ha dato la possibilità, dopo il drappellone del luglio 2005, di effettuare un’ulteriore riflessione sulla figura ed il pensiero di Pio II. Padrini simbolici dell’evento, Senio Sensi e Alessandro Falassi; quest’ultimo, nel cartoncino ricordo realizzato per l’occasione con la collaborazione di Luca Betti, ha descritto i significati dell’opera, che vanno dal rosone centrale della cappella del Costone, al sole bernardiniano, che rischiara la parte sinistra del dipinto bipartito; a destra un ramo di alloro, simbolo del papa umanista, ed il ricamo del velo della Madonna di Provenzano. In basso, su un costone tufaceo, una pianta di ginestra ad evocare i colori del Costone, giallo e verde, pianta questa che rappresenta, come scrive Falassi <un segno di solare rinascita, segno umile di regalità, che evoca, più che gli inevitabili versi di Leopardi, quelli di Robert Browing “splendidi fiori, ci insegnate voi ad essere felici… provate che la Bellezza vive ancora”.> Nella parte centrale, con un’abile tecnica a rilievo, campeggia una lunga citazione in latino, di cui riportiamo la traduzione: “Solo uno sciocco potrebbe negare che la storia sia buona e utile. Infatti si tratta di conoscere ciò che hanno fatto i nostri padri, e di far conoscere ai nostri figli ciò che facciamo noi. Non mi parrebbe di sbagliare se dicessi che solo la storia è capace di dare ai giovani la saggezza, vincendo la natura. Perciò nessun elogio è più vero di questo: la storia è testimone dei tempi, luce di verità, maestra di vita, messaggera della antichità.” (E.S.Piccolomini, Fontes Rerum Austriacarum LXVII). Una dedica che appare in perfetta sintonia con l’essenza del Costone e del suo fondatore mons. Nazareno Orlandi.     
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IL COSTONE SI ARRICCHISCE DI UN’OPERA ARTISTICA
REALIZZATA DALLA PITTIRCE SENESE RITA PETTI,
IN OCCASIONE DEL CENTENRAIO DI FONDAZIONE
DEL RICREATORIO PIO II
 
In occasione della recente festa del Maggio, al Costone è stato inaugurato un dipinto realizzato dalla pittrice senese Rita Petti, autrice del drappellone per il palio del 2 luglio 2005. Padrini dell’evento Senio Sensi e Alessandro Falassi, che assieme a Roberto Rosa hanno seguito passo passo la realizzazione dell’opera. Alessandro Falassi ha anche rappresentato, in un cartoncino ricordo curato per l’occasione da Luca Betti, i significati ed i simboli del dipinto, con un testo che riportiamo qui di seguito integralmente.   
 
Tutti a Siena ricordano il Palio dipinto da Rita Petti, uno dei più amati dai Senesi, un Palio in forma di ricca Balzana, colto e clamoroso, dedicato a Pio II Piccolomini, papa e umanista, e alla vicenda terrena, partita dalla Civitas Veneris e approdata al culmine della Civitas Virginis e di Santa Romana Chiesa. Il grande dipinto che commemora Pio II nel centenario del Costone continua la riflessione di Rita Petti su di lui. Dal drappellone, dal suo ricco lessico pittorico, si è riversata in questa opera una serie di segni che ne amplificano e ne completano il messaggio, un po' come i dipinti antichi continuavano nelle loro predelle. Rita Petti fa questo, sorprendentemente, senza dipingere di nuovo il grande papa, il cui veridico ritratto campeggiava sul palio. La sua presenza è significata dal suo alloro di umanista, e da una lunga citazione in latino, nella quale tesse una lode quadripartita della storia: testimone dei tempi, luce di verità, maestra di vita, messaggera dell'antichità. Nel dipinto non c’è neanche la madonnina di Provenzano che nel drappellone era compassionevolmente discesa dai cieli tra la sua gente. Ma si riconosce, a destra, il fregio prezioso del suo busto-reliquiario. L’oculo della Cattedrale di Pienza al centro del drappellone diventa il rosone della Cappella del Costone, nel quale il Sozzi mise la sacra simbologia numerologica del numero tre e del numero dodici. Il dipinto del Costone è bipartito, e rischiarato dal sole bernardiniano come il drappellone del Palio.
La cascata di segni si ferma su di uno sprone tufaceo, cioè un “costone” di quelli sui quali si basa e si fonda la città di Siena. Là una pianta di ginestra è dipinta a evocare i colori del Costone: Segno di solare rinascita, segno umile di regalità, questa ginestra evoca, più che gli inevitabili versi di Leopardi, quelli di Robert Browing: "splendenti fiori, ci insegnate voi ad essere felici... provate che la Bellezza vive ancora".                     
Alessandro Falassi
 

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